


Ettore Farrattini Pojani
Sono nato a Roma ma resto profondamente legato alle mie radici umbre. La mia famiglia paterna è strettamente legata alla storia della città di Amelia da più di sette secoli. I miei antenati hanno occupato posizioni influenti nel governo della città sin dal 1200. Nel XVI secolo ben tre di loro erano vescovi ed hanno partecipato attivamente come prefetti alla Fabbrica della nuova Basilica di San Pietro. Come reggenti della cancelleria vaticana hanno lavorato fianco a fianco con i più grandi artisti del Rinascimento, da Bramante a Raffaello, Antonio Da Sangallo, Michelangelo, Giacomo Della Porta e Domenico Fontana. Questa ingente genealogia ha condizionato pesantemente la mia vita, piombandomi addosso all’età di 25 anni quando per lascito testamentario mi ritrovai proprietario del Palazzo Farrattini ad Amelia. Vivere in quelle stanze che fino ad allora avevo solo visto nelle rare visite che facevo ogni estate alla mia zia Claudina, ha condizionato tutta la mia vita e la mia crescita sia umanistica che professionale.
Abbandonai gli studi di economia per dedicarmi al restauro del legno, una passione avvantaggiata da una buona manualità che è poi divenuta la mia prima esperienza professionale esercitata fino a circa tutto il 2002. Da quell’anno ho cambiato direzione iniziando un’attività ricettiva nel palazzo di famiglia, prima come B&B e poi come Residenza d’Epoca. Aprire quelle sale ad ospiti soprattutto stranieri, è stata un’esperienza molto gratificante e appagante purtroppo bruscamente interrotta da quel terribile ed interminabile minuto di terremoto di quel maledetto 30 ottobre 2016. I danni subiti dal palazzo sono stati sufficienti per il ritiro della licenza per l’attività e da allora e ancora ad oggi, a sette anni di distanza, sono ancora in lotta con una burocrazia vergognosa che ancora non mi ha permesso di iniziare i lavori di restauro della mia casa.
L’unica nota positiva che il terremoto ha avuto sulla mia vita è stata la disponibilità di tempo, (sostenuta poi anche dalla pandemia), che mi ha dato l’ispirazione a perseguire la strada della scrittura. Già alla fine degli anni ’90 la mia passione per la musica mi aveva portato ad una collaborazione con il mensile di collezionismo musicale RARO per il quale ho scritto decine di articoli fino alla chiusura della testata. Quell’esperienza mi ha consentito di essere selezionato per collaborare con il sito americano Broadwayworld.com per il quale ho iniziato nel 2018 (e continuo ancora) a scrivere articoli, recensioni e interviste sulla scena teatrale italiana. I numerosi feedback positivi avuti sui miei articoli mi ha stimolato a spingermi oltre e a cimentarmi in qualcosa di più complesso. Le numerose ricerche storiche fatte sulla mia famiglia e sul palazzo da studiosi e laureandi, mi hanno fornito una consistente base su cui ho potuto basare la stesura dei miei romanzi «Le nove vite di Tito d’Amelia» e «Jago e il cardinale».
«A volte è meglio stare zitti e passare per idioti
che parlare e dimostrare di esserlo».
– Gustave Parking –
Jago e il cardinale
Un salto indietro nel tempo, a metà del cinquecento, in una Roma fastosa e in espansione dove nobiltà e clero conducono i giochi di potere. La voce narrante, che ci descrive con dovizia di particolari le vicende storiche di quel periodo, è di Jago, un giovane figlio di contadini che viene affidato al vescovo Bartolomeo. L’alto prelato lo porta con sé a Roma nominandolo suo segretario personale. Le loro vite si intrecciano con la storia di Roma: il concilio di Trento, la movimentazione dell’obelisco vaticano, l’ultimazione della cupola di San Pietro, la costruzione del Palazzo Farrattini di Roma (oggi parte del palazzo di propaganda fide). Durante tutto il racconto aleggia un mistero che lega indissolubilmente queste diversissime personalità. Solamente nelle ultime pagine si svelerà il delicato “accordo” che li ha accompagnati per quasi 50 anni.
Le nove vite di Tito d'Amelia
Il racconto originale e avvincente delle leggendarie nove vite di un gatto di nome Tito si dipana attraverso 32 secoli di storia della cittadina umbra di Amelia, intrecciandosi con le vite avventurose, romantiche, esaltanti e a volte sfortunate dei membri della famiglia Farrattini. A metà tra fantasiosa e geniale invenzione e ricostruzione romanzata su rigorose basi storiche, nelle nove storie il filo conduttore è Tito, che si reincarna a intervalli di secoli, ogni volta che si presenta la necessità di intervenire sulle sorti della sua famiglia d’elezione e della sua amatissima Amelia.